Cari Soci e Amici, oggi vogliamo condividere con voi una riflessione diversa. Abbiamo chiesto a Giuseppe e agli altri studenti (li chiamiamo “Boschettieri”)
che abitano in Cascina lungo l’anno universitario assicurando in compenso ore di lavoro al Bosco, di raccontarci come è vivere questa “primavera”
in Cascina San Romano… lontani dal mondo mentre il mondo è lontano da loro!
Ecco qui il loro racconto
Il ritorno della primavera al Boscoincittà, chiuso.
La Natura regna ormai sovrana in questa oasi di bellezza. È primavera!
Tutti gli animali, insetti, rettili, anfibi, insomma tutte le forme di vita escono, corrono, conoscono, sbagliano, imparano, trovano, nascondono, calpestano, scavano, volano e mille e mille cose ancora. Insomma, vivono! Tutti escono allo scoperto in questa primavera. Ma per noi quest’anno probabilmente la primavera non ci sarà, o meglio non la vivremo a pieno.
Sui giornali oltre che dei buchi economici di fine quarantena
dovranno parlare del salto stagionale.
Il primo anno che nelle nostre vite, dopo l’inverno, si arriva all’estate.
Quando potremo di nuovo uscire di casa farà già caldo probabilmente,
forse già quel caldo di cui ci si lamenta, che fa sudare.
Ma veniamo a noi quattro, a come stiamo passando queste giornate nella Cascina San Romano del bosco. Siamo, per chi non lo sapesse, quattro studenti,
o meglio tre studenti e una studentessa,
e viviamo nell’ala sud ovest della cascina.
Non siamo però soli, vivono in cascina anche i signori Bianchi,
ormai da più di vent’anni nella loro casetta al primo piano
della cascina con vista laghetto,
e Shabnam con suo marito Ifti, custode del bosco, assieme ai loro due figli;
sono una famiglia proveniente dal Pakistan.
Durante l’anno questo posto è attraversato e vissuto da tantissime persone.
In primo luogo dipendenti e operatori del Bosco, formiche inarrestabili,
presenti tutti i giorni, che permettono a questo posto di stare in piedi e funzionare;
poi i volontari: sono tantissimi e la passione che mettono
nel prendersi cura del bosco è visibile a occhio nudo.
Sono venute a mancare anche le attività organizzate; vi assicuriamo che potremmo scrivere una pagina intera su queste ultime, non finiscono mai…
In questo posto passano persone di tutte le età che di giorno in giorno sono attratte da qualche nuova o tradizionale attività creata apposta per invitare la gente a collaborare, a vedere, anzi osservare e conoscere l’unicità di questo posto.
Questo è il periodo in cui di solito la foresteria della cascina è sempre occupata e vissuta: scuole e scout sfruttano la bellezza del parco per passarci la notte e fare attività di ogni genere. Insomma è un centro variegato sotto mille punti di vista, basti pensare che noi, mentre studiamo, dalla finestra che affaccia sulla corte vediamo passare ininterrottamente trattori, pavoni, bambini con le maestre, volontari pronti per le attività, postini e via dicendo.
Ecco, oggi la cascina è vuota. Silenziosa fin dentro al midollo,
sentiamo persino il rumore del bastone del Bianchi che si muove lento lento
da un lato all’altro del cortile.
I pavoni ormai hanno esteso il loro habitat ben oltre il loro solito angolo della cascina; nel silenzio di questa quarantena è il loro stridente verso il suono
che più occupa le nostre giornate.
Proprio in questo periodo in cui la natura esplode di gioia e la cascina
con i suoi abitanti vorrebbe anch’essa, ci si ritrova fermi.
Il bosco è ormai diventato il regno di rapaci, lepri, volpi, che prima rimanevano nascosti a causa della presenza dell’uomo. Noi ci divertiamo al calare della sera ad andare a fare giri nel parco e notare come tutte queste creature si muovano silenziose e tranquille nei prati e tra gli alberi, sicure nella loro solitudine e libertà.
Noi anche ci sentiamo tranquilli e in pace con noi stessi, consapevoli della gran fortuna che abbiamo di poter vivere in questo posto durante questi giorni strani e difficili per tutti. Alcuni di noi si sono mobilitati per portare soccorso e solidarietà alle tante persone che invece stanno passando queste giornate sole in casa, e che per età o altri problemi non hanno la possibilità di poter uscire in strada per fare la spesa e svolgere le quotidiane pratiche di sopravvivenza.
In città si sono costituiti vari gruppi (brigate volontarie per l’emergenza, gps supportate da comune, emergency e arci) che operano a livello sociale
per fare in modo che a tutti e tutte vengano garantiti i servizi fondamentali
e di prima necessità.
Tra di noi il clima è davvero disteso, amichevole anzi.
Ci troviamo bene reciprocamente e la convivenza forzata ci sta portando a scoprire lati l’uno dell’altro che fino a poco fa rimanevano più nascosti. Spesso ci imbarchiamo in grandi discussioni e ragionamenti sul mondo e sullo stato attuale delle cose. Il più delle volte non giungiamo ad una conclusione condivisa, ma crediamo che il confronto e il conflitto che si crea tra le varie posizioni sia costruttivo e utile per crescere e per continuare a guardare il mondo in modo critico. In un periodo in cui le famiglie improvvisamente si ritrovano a passare assieme la giornata intera, senza che il tempo sia più scandito dagli orari delle lezioni, del lavoro e dai vari impegni quotidiani, qui in cascina l’arrivo della primavera ha portato anche alla nascita di una nuova “famiglia”.
Siamo quattro ragazzi provenienti da città diverse, qualcuno già si conosceva e qualcun’altro no, ma che ora ci siamo ritrovati a condividere ogni istante di queste lunghe giornate. Scegliendo di rimanere qui nel bosco il nostro compito si è trasformato dal prendersi cura degli ambienti del parco all’avere attenzione gli uni verso gli altri; siamo diventati i testimoni silenziosi di un cambiamento che per la prima volta dalla nascita del Boscoincittà non sta avvenendo sotto gli occhi di tutti i suoi amati frequentatori: il ritorno della primavera.
Testo di Giuseppe Bertolina con Giovanni Caivano e Giovanni Azzetta.
Foto di Joy Re Cicconi.