È di fine luglio la notizia che l’area di Porto di Mare è stata affidata al Centro di Forestazione Urbana, centro operativo di ItaliaNostra Milano Nord – cintura metropolitana, per essere riqualificata. Ma che cos’è Porto di Mare? Da dove arriva questo nome?
L’area in questione si trova a sud-est di Milano, vicino alla stazione di Rogoredo, ed è di recente stata al centro delle cronache a causa del degrado e del senso di insicurezza che vi aleggia. La sua storia, che si perde nell’antichità, quando queste terre appartenevano all’abbazia di Chiaravalle, subisce un cambiamento netto all’inizio del secolo scorso. È all’inizio del Novecento, infatti, che nasce l’idea di costruirvi un porto commerciale e uno industriale che, attraverso una serie di canali, collegasse Milano al Po e quindi al mare. La scelta dell’area viene fatta per motivi fisici: questo è il punto in cui convergono naturalmente tutte le acque che colano dalla città.
Il primo progetto del porto viene redatto nel 1917 e i lavori iniziano dopo la conclusione della Prima guerra mondiale, nel 1919. Vi lavorano molti ex soldati di ritorno dal fronte, ormai disoccupati. I primi lavori riguardano le opere di sbancamento del porto commerciale, l’inizio degli scavi del porto industriale e lo scavo di alcune parti del canale, per un totale di circa 20 km. I lavori si interrompono improvvisamente nel 1922, in seguito ai cambiamenti nella politica italiana. Negli anni successivi, dal 1925 al 1928, l’area viene utilizzata per cavare la ghiaia necessaria alla costruzione di un nuovo quartiere popolare di piazza Gabrio Rosa.
Con l’abbandono del progetto del porto, l’acqua di falda riempie lo scavo e la zona diventa ben presto il regno di pescatori e bagnanti, con tanto di cabine e bagnino, tanto che gli abitanti del quartiere danno all’area il soprannome di “sabiuni”.
Nel frattempo, negli anni Trenta, il progetto era stato ripreso e modificato per consentire un maggior flusso di imbarcazioni. Nonostante la volontà di riprendere i lavori, la guerra interrompe nuovamente il progetto. Ma Porto di Mare torna nei Piani Regolatori del dopoguerra fino a che, abbandonato completamente il progetto, l’area viene destinata a discarica e coperta sino ad assumere la conformazione attuale.
Negli anni Settanta su parte dell’area viene istituito dal Comune di Milano il Parco Cassinis, intitolato all’ex sindaco di Milano Gino Cassinis.
L’area torna di nuovo nei progetti dell’Amministrazione nel 2009, quando sembra venga destinata ad ospitare la Cittadella giudiziaria con l’obiettivo di razionalizzare, in un’area di 1.200.000 m2 i servizi e gli uffici disseminati per la città. Ancora una volta, però, i progetti non si concretizzano.
Arriviamo quindi ad oggi, con una serie di progetti e proposte mai giunti a buon fine. Il Comune ha deciso di affidare l’intera area al CFU – Centro per la Forestazione Urbana, che lavora attivamente al Boscoincittà. Attualmente la zona si presenta come un’area composita:
- A nord, al confine con l’autostrada, si trova il Parco Cassinis; con una superficie di circa 11 ettari, l’area è frequentata da numerosi gruppi soprattutto nei fine settimana.
- Subito a sud del parco si trova una prateria di circa 3 ettari; attualmente non gestita, la zona si sta rapidamente coprendo di vegetazione arborea;
- Sul lato opposto della prateria si trova un’area a prato, il “pratone”, di 19 ettari; è una zona soggetta ad allagamenti per risalita della falda, in cui si è sviluppata una zona umida.
- A sud si trova l’area dell’ex discarica, in cui si trova il bosco al centro dello scandalo dello spaccio e una prateria caratterizzata da ampi spazi ondulati e radamente alberati.

L’area affidata al CFU è composta da quattro diverse zone, con caratteristiche differenti
Il CFU avrà in carico l’area, a partire da settembre, per i prossimi cinque anni. I lavori su cui si concentrerà saranno differenti a seconda dell’area su cui si attueranno e si focalizzeranno su alcuni obiettivi di base: raccolta rifiuti superficiali, monitoraggio utenza e allontanamento usi impropri, realizzazione percorsi di sorveglianza, fruizione e servizio conoscenza e apprezzamento dell’area da parte delle associazioni locali, conoscenza approfondita dell’area mediante presenza degli operatori, studi specialistici e raccolta documentale.
Si ringrazia per le fotografie l’architetto Carlo Masera